Sulla Via dell'ardesia

Una storia incredibile, tutta al femminile… una storia di memoria e identità di un territorio, quello delle colline dietro a Lavagna (GE). Lì su quelle alture si cavava l’ardesia, roccia sedimentaria dalle mille proprietà, tra cui quella di essere molto resistente, impermeabile e ‘facilmente’ ridotta in lastre. Con questa pietra si sono ricoperti i tetti del Levante Ligure, della città di Genova, dei borghi delle Cinque Terre e naturalmente di Lavagna. Nome quest’ultimo che deriva tra l’altro proprio dall’ardesia, conosciuta anche come pietra di Lavagna. Ma torniamo a noi. Le cave allora si trovavano in particolare nella zona del Monte San Giacomo. I cavatori, gente povera del posto, ci lavorava già dalla metà dell’800: un mestiere duro, blocchi di roccia spaccati a piccone, tagliati a mano e poi portati a valle per la lavorazione. E qui entrano in scena le portatrici di ardesia: giovani donne del posto (a volte ancora bambine) che per più volte al giorno trasportavano le lastre – dette ciappe – dalle cave fino a Lavagna e al mare, spesso per essere imbarcate su grandi navi e vendute in varie parti del Mediterraneo. Percorrevano circa 500 metri di dislivello a scendere, e poi a salire, per più volte al giorno così da contribuire alle necessità della famiglia. Scendevano scalze, con le scarpe posate sulle lastre poste sul capo, per avere più presa o forse più probabilmente per non consumare le scarpe, che indossavano solo per entrare in paese. Mentre risalivano spesso portavano un cestino con la colazione per i loro uomini che lavoravano nelle cave, o filavano la lana o intonavano canti che si diffondevano tra i boschi di castagni e gli estesi uliveti.

Oggi le storiche cave di Monte San Giacomo sono chiuse. Noi però possiamo ripercorrere quella via, rivivendo un po’ l’esperienza delle portatrici, calcando parte di quei percorsi intrisi di storia e umanità semplice.

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