A volte “un viaggio” inizia così, per puro caso..
Era il settembre del 2016 quando mi ritagliai una mezza giornata per fare due passi nei monti vicino a casa. In quel periodo abitavamo a Santa Maria del Giudice, in provincia di Lucca, ai piedi del Moriglion della Penna. Una cima non troppo elevata, dalla forma quasi collinare, attraversando boschi mediterranei e castagneti, per poi affrontare una salita rocciosa e bella tosta. Si tratta di un luogo dall’incredibile eterogeneità naturalistica che connota, con i suoi frequenti cambi di vegetazione a seconda della stagione, dei panorami sconfinati sul vicino mare e sulla piane di Lucca.
L’attività fu talmente soddisfacente che la settimana seguente la riproposi, e ancora e ancora… divenne praticamente la mia palestra.
Iniziai a portarmi dietro anche la mia fedelissima Canon 70D e fu così che presi l’abitudine di fotografare, ma soprattutto filmare ciò che vedevo. Senza neanche accorgermene diedi vita ad un processo di “documentazione” delle mie attività escursionistiche.
L’idea di queste escursioni erano alla base molto semplici: “prendersi del tempo, da qualsiasi attività.. e provare a fare qualcosa di nuovo. Esplorare e fotografare la natura.”
Passarono così le settimane e decisi di cambiare zona: andai sul versante opposto sui Monti Pisani: dalle Parole d’Oro sino alla Tenuta di Santallago. Entrambe erano location ben note, ma adesso iniziavo ad osservarle con occhi diversi.
Dopo aver esplorato i monti Pisani passai alla Piana di Lucca sino a raggiungere il Fiume Serchio, un ottimo esempio di integrazione di area naturale con un ambiente urbanistico. A pochissimi metri dalla città di Lucca è infatti un’ideale “punto di partenza” per brevi escursioni o lunghe camminate che ti possono condurre sino alle porte della Valle del Serchio.
Avevo già tanto materiale da visionare e archiviare nell’hard disk. I filmati presi singolarmente erano “autoconclusivi” nel senso che raccontavano ciò che facevo nella giornata. Niente di più.
Provai così a fare un pre montaggio e cercare di capire come poter costruire dal nulla un racconto visivo, fatto di immagini, colori, suoni e musica di accompagnamento.
Tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017 iniziai a muovere i primi passi, assieme a mio fratello, sulle vette Apuane sul versante garfagnino. Decidemmo di iniziare dalla Pania della Croce. Fu una decisione piuttosto casuale, ma ben azzeccata! Questa particolare cima si impone su tutta la catena montuosa e si colloca come “la regina delle Apuane”.
Con i suoi 1859 m. gode di un panorama a 360° gradi dalla quale si può osservare gran parte della Piana di Lucca, la Garfagnana, la Mediavalle e soprattutto gran parte della costa tirrenica. Nelle giornate terse si può addirittura scorgere la Corsica e l’Isola d’Elba (e con un buon binocolo si può scorgere addirittura il campanile di Giotto a Firenze).
Il gruppo massiccio delle Panie fu una di quelle location che più apprezzai e dove ho sostato maggiormente. E’ così che ho scoperto un altro punto strategico dove ammirare il gruppo delle Panie, una location sinora sconosciuta e di cui non avevo sentito parlare. Si tratta della “panchina solitaria” ai piedi del monte Rovaio, poco distante dalla ex abitazione di Fosco Maraini (Firenze, 1912-2004) un personaggio a dir poco affascinante; etnologo, antropologo, orientalista, scrittore, viaggiatore, fotografo e alpinista. Ha compiuto spedizione e ricerche in Tibet , a Tokyo, ha insegnato Lingua e Letteratura giapponese all’Università di Firenze. Ma alla fine tornava sempre nelle sue amatissime Apuane. È davvero un peccato non aver conosciuto Fosco Maraini, mi sarebbe davvero piaciuto farci due chiacchiere mangiando una fetta di castagnaccio di fronte ad un camino acceso.
Era il Marzo del 2017 quando il montaggio del mio video cominciò ha prendere forma. Le mie escursioni sulle Apuane si erano concentrate sulla ricerca di altri luoghi da filmare. Come il Borgo di Isola Santa. Un angolo nascosto nel cuore delle Apuane, un villaggio solitario fuori dal tempo. In quella conca ero letteralmente circondato dalle cime più imponenti di queste “terre selvagge” e il loro richiamo era fortissimo.
Continuando la salita da Isola Santa si può scoprire un altro “angolo nascosto” delle Apuane: Il Puntato, uno degli ultimi alpeggi racchiusi tra la Pania della Croce, il monte Corchia e il Freddone, sovrastato dall’imponente Pizzo delle Saette. Sicuramente uno dei luoghi più suggestivi ed affascinanti del Parco Naturale delle Alpi Apuane.
A quel punto mi fu chiaro che non avrei mai scoperto tutto su queste “terre selvagge”, il mio viaggio poteva durare all’infinito. E soprattutto non avrei mai potuto concludere il mio video. Quello che ho cercato di fare è raccontare una storia: il mio personalissimo viaggio alla scoperta delle Alpi Apuane.