Sognare alle Eolie, seconda puntata: meditazione a Monte Fossa delle Felci

Dopo il primo giorno passato a Pollara nei luoghi del “Postino”, il gruppo venuto dalla Lombardia – e ben consolidato a Salina – ha avuto come meta la cima più alta delle isole Eolie: Monte Fossa delle Felci (962 m). Un cammino cominciato di buon mattino, risalendo per il sentiero di Malfa, nella zona alta di Via Fontana. Percorso duro, per camminatori abituati al trekking, almeno la prima parte; era una di quelle direttissime che dai paesi arrivavano in cima, affrontando le dure pendenze con scalini alti e scolpiti nella pietra, per andare a raccogliere ciò che era stato coltivato. E quindi tornare con le spalle cariche, mettendo a dura prova quotidianamente le ginocchia.

In quello che di fatto è il Vallone Fontana, il gruppo ha poi ripreso il giro abituale di Umarruggiu.it, passando per il fitto bosco, attraversando la suggestiva “Strada dei pizzi” (cioè i picchi di montagna), affacciandosi nelle vallate con i loro suggestivi panorami ed ascoltando storie come quelle sugli antichi e misteriosi castagni. Momenti in cui si comprende che proprio la montagna è stato l’elemento che ha caratterizzato l’isola così come oggi viene conosciuta. Cenni storiografici che rischiano di essere purtroppo dimenticati.

Il secondo capitolo di questo diario di viaggio mette in luce una tappa in cui, oltre all’arrivo in vetta, si dimostra l’importanza del viaggio in sé, della strada da percorrere per arrivare alla meta. La bellezza di quelle che sono le autentiche cartoline dell’isola (come ad esempio le altre isole che sembrano appoggiate sul mare), da ammirare ai bordi del cratere, hanno magnificamente mostrato l’unicità di questo percorso. Poi, in quella che è una vera e propria atmosfera mistica, la sacralità del bosco di querce e castagni che ricopre l’antico cratere è stata protagonista della meditazione accennata nel titolo.

Non è facile trovare un vulcano spento nel Mediterraneo, dove è cresciuto un bosco in cui sembra di essere per lo meno nel Settentrione italiano. Proprio su quella che di fatto appare come una vetta sacra, il gruppo è stato guidato in un viaggio interiore che ha messo i partecipanti in contatto con le profonde radici degli alberi che li circondavano, portandoli a sentirsi un tutt’uno con essi. Dopo, l’escursione è proseguita verso altri panorami ed altri sentieri.

È valsa la pena fare altri due passi la sera, nonostante l’impegnativa camminata della giornata; tornati a Rinella, infatti, si è andati nella bella zona di Punta Megna, una passeggiata necessaria per raggiungere il simpatico chiosco dove Gero Giardinello ha organizzato una cena sotto le stelle a base di gustose verdure, formaggi e abbondante pesce arrostito, oltre a generose quantità di vino e poi anche di malvasia. Una piacevolissima sorpresa per i visitatori, ben felici di poter apprezzare l’autentica cucina locale.

La giornata è già terminata, pronti per il prossimo capitolo. Scritto per buona parte sull’isola di Filicudi, in uno scenario ormai quasi  dimenticato. Una storia tutta in divenire, che di volta in volta si crea da sé.