Corno alle Scale

Bologna, Lizzano in Belvedere. Il Parco Regionale del Corno alle Scale accoglie i quasi 2.000 m della cima più alta dell'Appennino Bolognese, punto di vista privilegiato su splendidi panorami montani, fatti di vallate solitarie, piccoli paesi immersi nei bosco, santuari e cascate. La natura qui è particolarmente rigogliosa. Sotto i 1.000 m si incontrano le ultime propaggini dei querceti collinari, boschi misti in cui le querce si mescolano a carpino nero, orniello, olmo campestre, ciliegio, castagno e arbusti. Più in alto il paesaggio è dominato da estese faggete, che avvolgono il corso impetuoso e scenografico del torrente Dardagna. Un tempo costituivano le selve del Belvedere e di Rocca Corneta. Oltre il limite degli alberi, a partire dai 1.600 m, un basso manto vegetale raggiunge le cime più alte: è la regione delle "Nude", secondo la definizione di un viaggiatore del secolo scorso. La vegetazione più caratteristica qui è la brughiera a mirtillo: ricopre vaste aree che i locali chiamano "baggioledi" (bàggiole, in dialetto, è il nome delle bacche di mirtillo nero). In quest'area si trovano anche specie diffuse sui più alti rilievi europei e sulle Alpi, che non scendono nell'Appennino oltre il gruppo del Corno alle Scale, per le quali il massiccio segna il limite meridionale di distribuzione: fra le tante, l'aquilegia alpina, la genzianella di Koch, la genziana purpurea, il semprevivo montano e il billeri rotondifoglio. Sui versanti più dolci è diffusa una prateria densa di graminacee, mentre le rupi del Parco custodiscono specie molto rare, fra cui l'astro alpino, la primula orecchia d'orso, la Saxifraga latina, importante endemismo appenninico, e il geranio argenteo, relitto della flora terziaria. Le estese superfici boscate costituiscono rifugio ideale per una grande varietà di animali: lupi, mufloni, caprioli, martore e marmotte, cinghiali, arvicole delle nevi, volpi, faine e tassi. Alzando lo sguardo è facile avvistare aquile reali e poiane che volteggiano elegantemente. Il passato di questo territorio è antico, affascinante e ricco di tradizioni, a partire dalle misteriose iscrizioni scalfite sulla roccia e i microliti dell'età del Ferro e del Bronzo, o le teste in pietra scolpite sulle pareti delle case, dal significato augurale e chiamate "mummie". Particolarmente importante per la storia del Parco è il Santuario di Madonna dell'Acero, sorto alle pendici del Monte La Nuda nel XVI secolo.  

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