Parco Naturale Regionale della Lessinia

Verona. Il Parco Naturale Regionale della Lessinia, Veneto, si estende sull'altopiano dei Monti Lessini, alle spalle di Verona e al confine con la provincia di Trento. Il paesaggio è quello tipico prealpino, con ampie dorsali, conche e vallette colorate da prati e pascoli, alternati a boschi di carpino, faggio, abete rosso. I lembi di foresta, che coprono i versanti dei vaj (profonde incisioni vallive), testimoniano di boschi molto più estesi, prima che l'uomo cominciasse una diffusa azione di disboscamento, portata avanti per secoli. Tra le attrazioni naturali del Parco, Bolca è la località con il maggior fascino. Decine di migliaia di fossili di pesci e piante sono stati estratti dalla Pesciara di Bolca: un giacimento dell`Era Terziaria, che racconta l'incredibile storia di come, 50 milioni di anni fa, tutta quest`area fosse un grande mare con abbondante flora e fauna. Le particolarità geologiche della Lessinia sono testimoniate anche dal Covolo di Camposilvano, la più grande cavità carsica delle prealpi venete: una voragine profonda circa 70 metri, al cui interno si possono notare un pozzo di crollo ed una caverna residuale. Questa cavità custodisce le tre delle più importanti formazioni rocciose della Lessinia: l'oolite di San Vigilio, l'ammonitico, e il biancone. In inverno inoltrato il ghiaccio ricopre il pavimento della caverna sino a tarda estate, e fino ad un secolo fa, gli abitanti del luogo se ne servivano come frigorifero naturale. Luogo misterioso e suggestivo, secondo le leggende popolari è dimora di orchi e streghe, ma non solo, tradizione vuole che Dante si sia ispirato proprio al Covolo per creare la morfologia del suo inferno. Nella Lessinia le tradizioni popolari sono quanto mai vive e permeano il Parco con particolari testimonianze, come i capitelli, steli di pietra con figure sacre a bassorilievo. Posti agli angoli delle strade o nei pressi delle abitazioni, avevano una funzione apotropaica, scudo contro i pericoli naturali e soprannaturali. Le figure sacre si ritrovano affrescate anche sulle pareti delle case, dipinte dai "madonnari", che in cambio di un pasto e di un alloggio, lasciavano la loro opera. Risalgono tutte al periodo compreso tra seconda metà del XVII secolo e non superano mai la prima metà del XX secolo. Baite, pievi e mulini, ma anche tracce di trincee della Prima Guerra Mondiale, posti di vedetta in galleria, piazzole per cannoni, edifici un tempo destinati ad ospedali da campo, arricchiscono il paesaggio del Parco, raccontando la lunga storia dei suoi abitanti.   

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