Il mio viaggio a Matera

Matera, il viaggio nel mio viaggio.

La mia famiglia viene da Matera. Mio nonno materno faceva il fabbro, era un artigiano molto stimato: gli aratri di Mastro Ciccillo erano le auto di lusso dei contadini del paese. Nella famiglia di mio padre invece erano potatori da generazioni, specialisti nella selezione delle piante, gli innesti e i tagli produttivi.

Per una serie di casi, io sono nato a Firenze, in una realtà distante anni luce da quella. Andavamo ogni anno a Matera, ed ogni volta era il “viaggio” dell'anno. Per me significava piombare in un mondo di pietra nuda e campi riarsi (era quasi sempre d'estate), di odori forti nelle cucine e di italiano parlato con attenzione, perchè il dialetto prorompeva, la televisione stava appena arrivando, in quegli anni. Era ancora il mondo del mulo in casa di mio zio e del pane che le zie facevano in casa, per essere poi portato al forno dal garzone del fornaio.

Poi, crescendo, io e Matera abbiamo cominciato a cambiare, e ad un certo punto non ci sono andato più. Altre storie, altre vie.

Tanti anni dopo, quando sono diventato guida escursionistica, in cerca di viaggi originali da proporre, è riemerso presto il “viaggio” di quando ero ragazzo, tanto più che la mia conoscenza di allora era legata alla città, mentre il territorio restava per me quasi del tutto sconosciuto: quello che vedevo dal treno e le rare puntate in campagna con gli zii. E' scattata così la molla della ricerca.

Ora, non so che idea ha chi mi legge della professione di guida, ma posso assicurare che il divertimento più grande nella costruzione di un viaggio sta nell'esplorazione, e giù era una pacchia: niente sentieristica né cartografia, solo raccolta di informazioni, intuito geografico e grandi girate a piedi. A questo ha corrisposto poi la collaborazione spontanea di alcuni parenti oramai quasi persi di vista con i quali invece, grazie a questo, ho riallacciato dei bei rapporti, anche loro incuriositi sia dall'interesse per il loro territorio (…a Matera!…A piedi!… e perchè?…), sia dalla possibilità di andare a ritrovare certi luoghi della loro gioventù.

Così sono saltati fuori un tratturo che il padre utilizzava per andare in campagna col mulo, il tracciato completamente abbandonato di una vecchia ferrovia dismessa, un passaggio più vantaggioso per raggiungere un posto particolare, l'amico esperto di storia locale che mi indica il sito a due passi dalla città, ma in un angolo nascosto che non conosce quasi più nessuno. Ricordo la raccomandazione accorata di quest’ultimo personaggio: “…mi raccomando, in questo posto non ci portare cani e porci…”…!!!

E poi, quando ho cominciato ad accompagnare i viaggiatori, è iniziato un altro tipo di viaggio nel viaggio, quello che lima e aggiusta nel tempo, aggiunge luoghi, passaggi e persone, assume consigli e somma informazioni, trova punti d'appoggio migliori o cibi spariti dalle tavole di oggi; cosicché chi avesse fatto questo viaggio tanti anni fa troverebbe oggi un viaggio molto molto diverso.

Mi piace concludere queste considerazioni con una citazione non so di chi che ho trovato nell'ultimo numero della newsletter di Walden e che mi è parsa molto bella e appropriata a queste righe:

"Le radici sono importanti, nella vita di un uomo, ma noi uomini abbiamo le gambe, non le radici, e le gambe sono fatte per andare altrove"