Il Cammino di Santiago: istruzioni per l’uso –

Sono spesso considerato un fondamentalista o un "mujāhidÄ«n" del Cammino di Santiago. È un rischio che si corre quando, dopo averlo percorso, ci si ritrova affetti dalla deliziosa frenesia del pellegrino. Quella irrefrenabile voglia di tornare a compiere quei passi così speciali che, nella maggior parte dei casi, hanno allargato i propri orizzonti. Hanno aperto la mente a nuovi modi di pensare, ricalibrando il peso delle cose a cui la routine ci ha erroneamente abituati. Sminuendo l’importanza di inutili priorità del quotidiano e ridipingendo i contorni delle faccende semplici e dei bisogni primari: sono questi i protagonisti della meravigliosa esperienza di Compostela. Trenta, chi è più fortunato trentacinque giorni per osservare il processo della vita in tutte le sue sfumature. Un Cammino che incarna la vera essenza del viaggio, un tragitto in profondità verso Occidente per ritrovare la libertà, se stessi, cambiare prospettiva.

Un tempo limitato in cui gioie e dolori, gli incontri e la solitudine forgiano il pellegrino. Come in una splendida metafora della vita si cammina con uno specchio riflesso, evolvendosi e mutando a ogni passo. Ma come si fa a far comprendere a chi non l’ha ancora percorso, tutto questo? Semplicemente raccontando -come sto facendo adesso qui con voi-le piccole e grandi cose di questo pellegrinaggio dentro e fuori di sé. Scommetto che quasi tutti -tra chi legge- hanno già sentito storie legate a questa avventura a piedi che si ripete da secoli. Un amico, un parente, un vicino che aveva tutto… un bel lavoro, una bella famiglia, ma a cui mancava qualcosa. Quella cosa – strano a dirsi –poi trovata lontano da casa, dopo aver percorso a piedi quasi ottocento chilometri chissà dove in Spagna.

Il Cammino di Santiago de Compostela è una delle tre “peregrinationes maiores”: cioè uno dei pellegrinaggi più importanti della storia, tanto che la "ciudad" spagnola è reputata la terza città santa per la cristianità dopo Gerusalemme e la capitale d’Italia. Divenne così importante nel Medioevo che il termine pellegrino – come scrive Dante Alighieri nella Vita Nova – divenne sinonimo del viandante che si dirigeva a Santiago. Anche se già ai tempi dello scrittore della Divina Commedia, si cominciò a indicare con “pellegrini” tutti i viandanti dei percorsi dello spirito, c’è da dire che i pellegrini erano coloro che si dirigevano verso Santiago,i romei a Roma, e i palmizi o palmieri alla volta di Gerusalemme.

Chi rimane basito da cotanto mio entusiasmo e trasporto nel raccontare le vicende di questa “vita concentrata in un mese”, pone poi altre domande. Ma è solo per cristiani? Ma posso farcela anche se non sono allenato? Che tipo di preparazione ci vuole?

Il Cammino è per tutti. È senza dubbio il regalo più grande che ci si possa fare nella vita. È adatto a tutti. Ci sono credenti e non, cristiani, buddhisti, e persone di tutte le fedi: il denominatore comune è la voglia di vivere un’esperienza che consenta di ritrovare la vera natura dell’uomo oppressa dalla frenesia e mortificata dall’ansia del nostro tempo, l’intimità del proprio cuore, della propria anima. Poi c’è chi è mosso dalla ricerca del trascendente e chi parte a causa di eventi, o prove che l’esistenza gli ha posto davanti: una malattia, un dolore, una perdita ma anche un grande cambiamento inatteso.
Non c’è poi un allenamento prescrivibile. Certo se non avete mai fatto due passi o se prendete l’auto per compiere cinquecento metri, è bene che prima di intraprendere il viaggio, vi cimentiate in qualche passeggiata. Ma sappiate che l’allenamento è di testa. Non di fisico. Di spirito e non di corpo. D’essenza e non di sostanza. Ciò non vuol dire che non tornerete allenati da tutti i punti di vista. Ma se nei primi cinque giorni di cammino sarà il vostro corpo a darvi segnali (comunicandovi con ostinazione i vostri punti deboli e quelli forti), poi camminerete con il cuore e la testa. E saranno loro a guidarvi nelle difficoltà e a farvi superare gli ostacoli. Il Cammino di Santiago metterà a dura prova la vostra forza di volontà, ma superati i primi giorni, vi trasformerete da turisti o trekker, in pellegrini e sarà tutta un’altra storia. 

Ho percorso ben quattro volte il Cammino di Santiago. Due volte il Cammino Francese, una volta la Ruta de La Plata e, per ultimo nel 2017, il Cammino del Nord. Tutte queste Vie hanno un fascino particolare, e sarà un piacere poter descrivere e raccontare qui le peculiarità di ognuna di esse. Ma se l’idea del Cammino vi solletica sempre di più, finisco col darvi due consigli. Il primo è che quello per antonomasia è il Francese (che parte dal bellissimo paesino di Saint Jean Pied de Port in Francia) e sarà questa la vostra scelta obbligata per il primo pellegrinaggio. Il secondo è di sforzarvi e impegnarvi – ritagliando il tempo necessario di un mese almeno (si parla di venticinque, trenta chilometri al giorno), convincendo e corrompendo il vostro datore di lavoro, prendendo provvisorio congedo dal mondo e dalla vostra famiglia – nel percorrerlo tutto. Non un pezzo o gli ultimi cento chilometri. S’intende, ognuno ha il suo Cammino e non ce n’è uno migliore o più valido, ma per correre seriamente il rischio di essere ammaliati dalla magia di Santiago, cercate di seguire il mio consiglio. D’altronde come ha magistralmente scritto Jean Christophe Rufin «Il Cammino è un’alchimia del tempo sull’anima. È un processo che non può essere immediato e nemmeno veloce. Il pellegrino che assomma le giornate a piedi lo sperimenta».

Al vostro ritorno, valicherete quella sottile linea che si pone tra il pellegrino e l’aspirante tale, ma anche tra voi che avete camminato per un mese otto ore al giorno e chi non si farebbe mai sfiorare neanche dall’idea di cimentarsi nell’impresa. Saprete finalmente rispondere alle domande dei più curiosi -coloro che inconsapevolmente, ponendovi domande, hanno già intrapreso quel processo di trasformazione da camminatori a pellegrini- con i racconti delle vostre giornate di Cammino. Spiegare quel delizioso paradosso che riguarda un’esperienza incredibile e talmente fisica, concreta e faticosa, che fa vibrare però corde così spirituali e profonde. Basterà semplicemente il vostro sguardo.