Monte Service, Monte Velino, da Santa Maria in Valle Porclaneta. Nella conca dove un tempo c’era il Lago Fucino e ora una rigogliosa e verde pianura, domina la figura del Monte Velino. Non a caso il Monte Velino deve il suo nome al lago prosciugato nel XIX secolo: da “Inu” (cioè “fonte” o “distesa d’acqua”) e da “bel” (“signore” o “dominatore”). Questo massiccio montuoso era considerato dagli antichi popoli italici marsicani  “il Signore del Lago” che osserva maestoso dall’alto queste terre ricche di paesaggi unici e spettacolari, una ricco patrimonio di flora e fauna e posti incantati a testimonianza dell’incontro fra diverse culture in quest’area di cerniera fra varie genti. Pensate, a tal proposito, quante storie potrebbero raccontarci le pietre del Velino se potessero parlare: dai Marsi agli Equi, passando per lo sviluppo e l’affermazione dell’Impero Romano  – avvenuta anche ai suoi piedi intorno al lago – fino alle grandi signorie feudali di Celano e Tagliacozzo che si districavano fra le rivalità, gli intrighi di corte, fra la fedeltà al Papato, all’Impero e al Re. In questi altipiani, dove i paesaggi tipicamente montuosi e lacustri sembrano usciti direttamente da un film di Hollywood, si tramandano storie, miti e leggende, narrate dai nonni ai bambini davanti al camino acceso nei lunghi inverni dell’Appennino abruzzese. Come quella della Dea Angizia, sorella della maga Circe e di Medea, che, come la Sibilla Appenninica dei Monti Sibillini, viveva fra le cavità naturali in un misterioso boschetto vicino al Lago Fucino. Era adorata dagli antichi popoli italici come Dea Madre della fertilità, conosceva i segreti della natura; dotata di poteri curativi, faceva guarire gli esseri umani dalle malattie tramite le erbe, sapeva interpretare e dominare le fasi lunari a cui è legato il ciclo vitale della donna. Non a caso, abbiamo scelto un antico Monastero come punto di partenza verso il Signore del Lago.