IL MONTE DELLE GIUNCHIGLIE: “QUANDO LA NATURA TESSE UN TAPPETO BIANCO SULLE APUANE”
di Michael Gaddini
Alpi Apuane, dove la roccia dialoga con le nuvole, e i prati erbosi popolano ogni primavera i monti a valle, come il Monte Croce (1.314 m) che a maggio indossa un mantello di Giunchiglie, milioni di narcisi selvatici che ondeggiano come una marea bianca sotto lo sguardo attento della Regina delle Apuane. Proprio nel mese di maggio la montagna celebra il suo rito segreto: le Giunchiglie esplodono in una danza ipnotica.
La via che prediligo per raggiungere questo santuario botanico parte da Palagnana (764 m), borgo-fantasma aggrappato alla Turrite dove il tempo si è fermato. Difatti, imboccando il sentiero 8 verso Foce delle Porchette è come sfogliare un libro di geologia: si passa dall’asprezza del calcare al morbido abbraccio delle praterie fiorite. La sorgente del Pallino – vero e proprio occhio d’acqua che scruta la valle – segna l’inizio dell’ascesa finale, dove i segnavia blu appaiono come puntini di vernice lasciati da un pittore frettoloso.
In cima, una croce di ferro battuto – nuda, essenziale – fa da contrappunto alla sontuosità del panorama. Da qui le Panie mostrano il loro profilo migliore, mentre l’Appennino si stende come una pergamena antica. Ma la vera magia è sotto i piedi: i botanici parlano di Narcissus poeticus, i vecchi del posto di “fiori delle anime perse”: si dice che ogni esemplare sbocciato rappresenti un viandante che qui lasciò il cuore.
Ma la magia non finisce qui.. nella via del ritorno cercate le “scritte fantasma” sulle rocce calcaree, dove i pastori incisero per secoli messaggi ora illeggibili, cifre segrete della transumanza.
Questo fenomeno stagionale sopravvive per un fragile equilibrio, difatti ai narcisi non piace essere calpestii, le radici sono fragili come filigrana. La sfida di noi Guide Naturalistiche è preservare la magia senza imbalsamarla, perché come scriveva un vecchio raccoglitore di castagne: “Le giunchiglie fioriscono solo dove l’uomo passa senza lasciare ombra”.