Cammino di San Francesco di Paola (Tappa 1) –

“Se pensi alla strada che devi percorrere ti trovi tremendamente a disagio e la vita diventa troppo complicata. Se smetti di pensare e cominci invece a camminare, il tuo fardello si alleggerisce e inizi a intuire il tuo percorso, a scoprire una tua "visione". (Osho)

Francesco di Paola nacque per intercessione di san Francesco d’Assisi e per questo ne porta il nome. Alla nascita, il bambino aveva una grave malformazione all’occhio e così i genitori, Giacomo Martolilla e Vienna da Fuscaldo, si rivolsero al Serafico e fecero voto che se il figlio fosse guarito, gli avrebbero fatto indossare l’abito francescano per un anno. I coniugi ottennero la grazia e al compimento dei 13 anni chiesero al figlio di sciogliere il voto.

Francesco ben volentieri accettò di trascorrere un anno come oblato a San Marco Argentano, in Val di Crati, presso il convento francescano della Riforma. Al termine dell’anno votivo, i frati avrebbero voluto ammettere il giovane al noviziato, ma Francesco decise di tornare a casa, a Paola.

 

E proprio su questo sentiero si sviluppa l’itinerario del Primo Cammino: la via del Giovane.

Partenza da San Marco Argentano dove abbiamo modo di entrare in sintonia con la Storia visitando la Cattedrale, la chiesa della Riforma ed infine la prima cripta dove il Santo visse.

Poi si parte per il mio Cammino il primo con un gruppo così numeroso, mi giro a destra e cerco la mia ombra, anche alla mia sinistra c’è il vuoto, dove sono i miei compagni di viaggio ed in particolare Francesco mio fedele compagno e amico? Proseguo con i miei pensieri che scorrono copiosi come il sudore che scende dalla mia fronte sulla prima ed impegnativa salita che ci porta in quota al rifugio “tana dei lupi” dove facciamo la prima sosta.

Il gruppo si è spezzato in due, avanti Alessandro insieme ai miei compagni ed un altro gruppetto e dietro Riccardo che fa da raccordo con i più lenti. Il percorso è piacevole  sulla destra il gruppo montuoso dell'Orsomarso svetta lontano e il castagneto che costeggia lo sterrato ci offre un po’ di refrigerio in una giornata calda ed un po’ cupa, come il mio umore. Non mi riconosco in un gruppo così grande anche se i momenti di goliardia non mancano.

Le nostre guide Alessandro e Riccardo sono sempre disponibili a raccontare e raccontarsi. Il progetto è valido e credo possa avere un buon successo. Arrivo a Cerzeto, borgo di etnia albanese. Siamo ospiti di Agata ed Enrico: due persone squisite che ci mettono a disposizione la casa, lavatrice compresa. Routine di ogni cammino e poi in piazza ad aspettare gli altri.

Tra un sorso di birra  e due patatine assistiamo ad un partita di carte tra gli avventori del bar che parlano senza che si riesca a capire nulla di quel che si dicono. Alla spicciolata arriva il resto del gruppo, arrivano le guide ed arriva il Sindaco, alcuni componenti della giunta e Roberto xché ci racconta la storia di Cerzeto. Foto si rito, scambi si saluti e ci tuffiamo nella magia della cucina della Giara. Pasta del pellegrino ed altri succulenti piatti dal ruspante sapore da km 0 – anzi meno, considera che tutti i prodotti usati sono di loro produzione. Tutto accompagnato dai racconti di Roberto in lingua. Mesë ndte. Che vuol dire salute. Ottimo il vino. Ottima la compagnia: buonanotte, a domani.